Lo scorso venerdì 24 novembre in seminario a Novara, si è tenuta una due giorni organizzata dall’Associazione Difendere la Vita con Maria, in collaborazione con l’ufficio diocesano per la famiglia, per fare il bilancio del progetto Fede e Terapia, che tramite un numero verde nazionale si occupa della cura e dell’accompagnamento proprio di coloro che stanno vivendo il dolore generato dalla scelta – voluta o subita – di un aborto.
L’encomio solenne al card. Sgreccia
L’incontro è stato l’occasione per conferire un encomio solenne al card. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontifica Accademia per la Vita. A consegnarlo il vescovo di Novara mons. Franco Giulio Brambilla. «Il dono che gli facciamo è la statua di un angelo: l’Angelo della vita – ha detto il vescovo, in un intervento scaricabile a questo link -. Il card. Sgreccia è stato per noi l’Angelo della vita: colui che ha generato in noi la vocazione ad esserlo a nostra volta. L’Angelo è presente in tutti coloro che prevengono, accompagnano e ricostruiscono l’umano che soffre nel momento in cui genera la vita e l’accompagna al suo ultimo transito».
«L’uomo non è come un serbatoio riempito dalle proprie azioni. È piuttosto una sorgente di acqua che scorre e che guarda al domani. I nostri atti ci definiscono, ma agli occhi di Dio siamo sempre qualcosa di più delle nostre opere di bene, così come dei nostri peccati – ha detto il cardinale -. Non è possibile incontrare il mistero di Cristo, se non attraverso le persone, con le loro difficoltà e i loro errori».
Accanto all’intervento di Sgreccia, la due giorni è stata l’occasione per fare il punto sul lavoro di Fede e Terapia. Circa seimila i contatti telefonici e più di 200 i casi presi in carico, oltre l’80% dei quali avviato dal team di quaranta volontari ad un colloquio con un medico, un terapeuta o un sacerdote. La serata di venerdì ha visto, poi, una tavola rotonda con il vescovo Brambilla e il presidente del Movimento per la vita italiano, Gianluigi Gigli.
Il lavoro di Fede e Terapia
Ma quali sono le statistiche e come lavorano gli operatori di Fede e Terapia? In questi due anni, con 6.000 interazioni telefoniche, attraverso il numero verde sono passate storie intense e drammatiche e non sono rari i casi di persone nelle quali il senso di smarrimento si ridesta a distanza di anni.
Le operatrici del primo ascolto, tutte volontarie e alcune con esperienze di aborto alle spalle, ascoltano ciò che viene loro raccontato senza interferire con opinioni, giudizi o suggerimenti. Solo se la persona che telefona chiede aiuto si propone un secondo livello di colloquio, telefonico o personale, con un esperto. Le figure con cui chi chiama vuole interloquire sono il sacerdote (58% dei casi), lo psicologo (22%), il ginecologo (1%) o lo psichiatra (1%); nel restante 18% dei casi le persone si limitano a questo primo colloquio in cui raccontano la loro esperienza. Quando la richiesta riguarda un esperto del settore (psicologo), se possibile viene proposta l’alternativa tra il professionista a pagamento e quello del consultorio, non essendo note le possibilità economiche di chi sta all’altro capo.
Il disagio post aborto è accompagnato da disturbi quali depressione (33% dei casi), sensi di colpa (31%), vergogna (9%), crisi di pianto (9%), insonnia (5%), chiusura sociale (3%), disturbi alimentari (1%), altro (9%). Le regioni da cui si registra il maggior numero di chiamate è la Lombardia (23%), seguita da Piemonte (17%), Lazio (15%) e Veneto (8%).
- Foto Dellupi
- Foto Dellupi
- Foto Dellupi
- Foto Dellupi
- Foto Dellupi
- Foto Dellupi
- Foto Dellupi
- Foto Dellupi
- Foto Dellupi






